Il Silenzio Della Coccatrice
Poesia composta nell-Aprile 2017.
Fitte fitte si fan le mie squame, Anelando fatale, dal draco, per nove lustri covata, Pilastri. La corona pallida come l’oro, La cresta di rubino vermiglia, Il petto ambrato, E piume di tenebra, Occhi come opale, E la coda smeraldina. Sussurri sibillini, Conciliando delizie. Celeberrima, A guisa di splendida meretrice posa, L’esule Coccatrice, Circondata di nere pietre. Alito, Odi il mio canto, spietato, affranto! Specchi tremolanti, Ove le figure dell’anima si spogliano, Vagando per la valle degli echi. Sinfonie armoniche, Che strappano pelle, carne e sangue. Soltanto nuda pietra, Or si erge fredda e tetra, Vagando per la valle degli echi, Languida. Baluginanti specchi di luce tremula, A ogni melodia, la propria persona: Sinfonia di flauto, Soffio di cornamusa, Alito, Spira di e di orgoglio, Oh quanto triste. Di segreti incaanti Le più dolci malie, Dura, Obnubilando le menti, il tempo... Quel meraviglioso sonno estivo. Quella sera avvenne, Oltre il marmo e il declivio, Che si riverberassero gli echi, E ch’ella ne udisse, Una singola... nota. Ecco la sua voce! Sbattono le ali, si agitano le piume, E striscia la coda, sinuosa e rude. Oltre l’arco e la volta, Solo gradini e colonne. E pietra... Pietra. Che se si tende l’orecchio, Ancor l’alito spira, E del becco si sospira. Un bivio, Giaccion stremate, Due foglie secche. Canta di un uovo, canta del vento, Canta di sé e di coloro che vennero, Radiosa e terribile, E se questo si ode, Per sempre si tace. E per ella fu stridulo, Dalla coda un sibilo. Fiera e vigorosa, Quale tenero supplizio, Agile e sinuosa, Indomita, Splendeva la chioma, Infida. In una sala fresca e obliata, Per il dolor malvagia, Bieca e tormentata, Ebbra di se stessa, Sublime e fioca. Turpe, e tristo! Il tempo delle inique sventure non è più. Ella, sola giace.
Keim Matteo Camarda
Buona Visione! ☺
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