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Novembre 2020

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  • i Racconti

Arriva l’autunno, il mondo riparte. E noi? In un turbinio di pensieri e parole simili alle foglie variopinte di alberi ormai stanchi, 14 racconti a fosche tinte dark, per esplorare il buio incommensurabile che si cela nell’animo umano: quando le cose familiari retrocedono consegnandoci al silenzio. Protagoniste incalzanti, ambigue ci accompagnano in un viaggio senza fine. Troviamo atmosfere pseudo-vittoriane, in grado di avvolgerci in una tenebra benedetta,ma anche il fermento palpabile di oggi. E ancora, il lago di Como in quarantena, a dimostrare che il male, la speranza, simboli di rinascita, si rinnovano in eterno, inarrestabili.

è bello ottenere riconoscimenti concreti. Un ringraziamento speciale a CTL Editore , Nino Bozzi e Michela TanfoglioMichela Tanfoglio

Posted by Keim Matteo Camarda on Saturday, 1 February 2020
Tenebre Nella Foresta

Rammento una buia sera di Dicembre, sfuggente nel suo funereo candore, che più di ogni altra avrebbe dato un senso al destino: sola e smarrita, presto mi sarei persuasa nel compiere il bene, mormorando riguardo un sogno amabile e inconsueto.

Il rito

Contemplo sovente le onde infrangersi sulla tiepida sabbia autunnale, la stessa in cui immergo le mie orme solinghe: segreto scrigno di tesori sepolti e remote epoche dimenticate, soffice nella sua desolazione, umida, mutevole, redentrice.

L'Oracolo

«In Marcia!» Il grido amplificato del sergente risuonò per tutta la contrada, mentre noi prigionieri procedevamo al passo. Due piccioni con una fava, recitava un antico detto, e benché nessuno se ne ricordasse più, il senso restava chiaro a tutti: io e Sniky ci trovavamo nella stessa posizione di due giorni prima, nulla era cambiato.

l'amore ai tempi del corona

Tutti di corsa a prendere l’amuchina al Max Factory, in farmacia non ce l’hanno più. “Prima o poi si finisce sempre dai cinesi.” rifletto. Che scazzo una vita così. Tra neanche un mese esce Penny Dreadful City Of Angels, non so cosa pensare: degna erede della serie originale o marketing spudorato? Era stato Matthew a mettermi in fissa. Eravamo molto amici e ora non mi sembra di conoscerlo.

la bella creirwi

«Da molto tempo sinistri oggetti avevano turbato il paese: dal magico telaio all’imponente ferrovia, ogni cosa pareva cospirare contro gli abitanti del villaggio, portandoli a sospirare in ginocchio, in preda alle più efferate insinuazioni.

veglia notturna

Il tramonto fa posto all’alba, la quiete all’incertezza, il male al male. Noi svaniamo la frenesia continua. La frenesia svanisce e noi non ci siamo più. Gli oblò tuti in fila iInvitano a perdersi fra le nuvole. Io supero il corridoio, non faccio caso all’assenza di passeggeri.

il giovane re

Un dedalo di stradine e vicoli oscuri sfrecciava attorno a me confondendosi nel gelo della notte. Cavalcavo la Trude beffandomi della fortuna. “Io non ne ho bisogno.” Andavo dicendomi. “Io sono il re.” Eppure, i covi malfamati, il gracchiare dei corvi, le alcove e i loro sussurri, il sibilo del vento o l’immobilità di un cimitero, nell’aria si percepiva qualcosa di sbagliato, e tale fremito soverchiava ogni altra sensazione, un incedere inesorabile e mostruoso, atto a sconvolgere l’ordine quotidiano delle cose. Mi fermai presso unadelle casupole sparse per la città vecchia, lontano da occhi indiscreti. Il tempo di far baldoria era perito con noi.

L'Antica Dama Di Shyville

La gentile carezza di un vento autunnale appagava i sensi allontanandomi docilmente dal consueto distacco. Finii per ingannare il tempo chattando con il povero malcapitato di turno. «Cosa fai?» «Scrittore e freelancer.» «Uuuh!!! Dai non prendiamoci in giro che lavoro è? Chi sei?» «Un giovane disoccupato» Adeguandomi non badai alla punteggiatura, in certi casi è già tanto vedersi davanti un punto di domanda. «E il freelancing?» «Non è una forma di reddito sicuro.» Ma poi chissà chi mi stava scrivendo da dietro lo schermo. «Io non ti credo.» Iniziavo a stancarmi della conversazione. «Dai spara: il tuo sogno? Tutti ne hanno uno no?»

Eleonor, Aragosta Ribelle

«Che cosa fai Chean? Raccogli i miei fiori?» «Fiori? Oh sì, i tuoi fiori!» Quella mattina Chean si era svegliato con un solo proposito: portare la sua fidanzata a... a cena! Ed eccoli lì, ora, a banchettare con un pugno di mosche. In realtà la gente non li fissava, dopo tutto, erano solo una coppia mediocre che, tra l’altro, non sapeva neanche di essere tale, non apertamente mi spiego? Per Chean sarebbe stato più facile organizzare dei fuochi d’artificio con una festa di compleanno per il suo koala e quella di lei piuttosto che mantenere una compostezza da cerimonia.

Bambole Senza Nome

aveva potuto un luogo come me finire in una tipa come quella? Ops volevo dire… beh lasciamo perdere. Come non detto!» Dovevo essere proprio KO per svalvolare in questo modo. Quando aprii gli occhi venni tipo aggredita dalla schifosissima luce bianchissima. «Insomma, una giornata come me, svegliarsi in una ragazza come quella? Boh io rinuncio. Neanche fossi ubriaca o strafatta di cannabis. Io che non avevo mai preso una siga in mano, io che, che, che…» Il monologo scombinato rimbalzandomi da una parte all’altra del cervello trovò un senso, o meglio una parola: “manicomio”.

Emily

Non c’è niente di più bello che fare pipì a fine giornata: quando le stelle inghiottite dalla notte spengono gli ultimi desideri, e una luce perenne si nasconde dietro a un banco di nubi, l’acre sapore della sconfitta che perde di significato, il campo del dolore accoglie nuovamente un sospiro consolatorio.

Visionaria

Ormai le mascherine iniziano a divenire un pallido ricordo, non so come ma tutta la quarantena non sembra altro che un sogno. Tornare a passeggiare sul Lungo Lago è una pacchia. Per fortuna che il lock down sta andando a farsi benedire. Anche se ammetto che questo caldo mi sta dando ai nervi, peggio del ciclo, mi fa diventare nervosissima!

Città Di Urne

Mi svegliai in preda ai brividi nel freddo di una mattina autunnale. Gli avvenimenti della notte precedente mi sconcertavano. I sensi in allarme mi strinsi addosso quello schifo di coperta che mi ero procurata chissà dove, chissà quando... un sacchetto nero dell’imbondizia. Io, ero immondizia: un rifiuto umano incapace di dare un senso alla sua vita. ma avevo fatto una promessa a qualcuno. Avrei voluto fuggire ma, Skarlett non mi avrebbe perdonata. Quanto valeva la sua comprensione? Un panino, qualche spicciolo, un paio di scarpe nuove, forse, forse mi bastava.

La Torre

Arrampicandomi con furia selvaggia e forse un po’ maldestra raggiunsi un armadio. L’angolo di edificio in cui mi trovavo si era dimostrato più infido di quanto immaginassi. Una volta al sicuro, claustrofobica mi misi a tastare freneticamente le pareti metalliche. Un acre odore di ruggine mescolato al mio sudore faceva girare la testa. Ero in trappola. Mi ero slogata una caviglia, trattenni un gemito, i sensi allerta che minacciavano di sopraffarmi.

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NOTA BIOGRAFICA: 

Keim Matteo Camarda nasce a Como il 9 Novembre 1997 da padre siciliano e madre singhalese. Noto in ambito letterario per le poesie pubblicate sulla prestigiosa rivista Nova, è testimonial italiano per importanti servizi come Bitrix24, Noxinfluencer.com e CTL Editore. Attualmente studia Mediazione Interlinguistica presso l’Insubria. Dal 2015 milita in memoria di Karen Blixen e Penny Dreadful.


SINOSSI: 

Arriva l’autunno, il mondo riparte. E noi? In un turbinio di pensieri e parole simili alle foglie variopinte di alberi ormai stanchi, 14 racconti a fosche tinte dark, per esplorare il buio incommensurabile che si cela nell’animo umano: quando le cose familiari retrocedono consegnandoci al silenzio. Protagoniste incalzanti, ambigue ci accompagnano in un viaggio senza fine. Troviamo atmosfere pseudo-vittoriane, in grado di avvolgerci in una tenebra benedetta,ma anche il fermento palpabile di oggi. E ancora, il lago di Como in quarantena, a dimostrare che il male, la speranza, simboli di rinascita, si rinnovano in eterno, inarrestabili.


STRILLO: 

“Il tramonto fa posto all’alba, la quiete all’incertezza, il male al male. Noi svaniamo la frenesia continua. La frenesia svanisce e noi non ci siamo più.”


ESTRATTO: 

“Sondai l’irrisorio, sempiterno enigma che tanto a lungo avevo desiderato cancellare da quel viso crudele, I capelli corvini, la carnagione dorata, lo sguardo vitreo e oscuro, l’eleganza degli abiti, il portamento cupo da dandy orientale, l’effeminatezza dei modi, la mestizia di troppe bugie: Thew Litwick. Caddi in ginocchio, le mani inerti lungo I fianchi, rimasi così, a singhiozzare nella polvere.”


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